17 novembre, 2007

COMPITO DI LATINO:TRADUZIONE

I PARTE:
“Perché agli uomini valenti toccano molte avversità?”. All’uomo saggio non può accadere nulla di male: cose contrarie tra loro non si mescolano. Allo stesso modo in cui tanti fiumi, tanta quantità di pioggia (imbrium è genitivo partitivo retto da tantum) che scende dall’alto, la forza prorompente delle acque termali non modificano il sapore del mare, e nemmeno lo addolciscono, così l’assalto delle avversità non muta il carattere dell’uomo forte: rimane stabile nella sua condizione, e anzi dipinge con i suoi colori qualunque cosa gli accada; è infatti più forte di tutti gli avvenimenti esterni. Né intendo questo, che non si accorga delle sventure, ma le sconfigge, e, in generale, si erge tranquillo e sereno contro di esse. Considera le avversità un allenamento. D’altra parte chi, purché uomo e teso all’onestà, non è affamato di fatica giusta e pronto a compiere il suo dovere anche se comporta un pericolo? Per quale uomo laborioso l’ozio non è una punizione?
RIASSUNTO:
Vediamo che gli atleti (ma Seneca si riferisce, probabilmente, alle scuole gladiatorie),
a cui sta a cuore la propria forza fisica, combattono contro i più forti, e pretendono da coloro per mezzo dei quali si allenano al combattimento, che si battano con tutte le loro forze; tollerano di essere battuti e malmenati, e se non trovano compagni (di allenamento) che singolarmente siano alla pari con loro, si scagliano contro più avversari contemporaneamente.
II PARTE:
La virtù, senza un avversario, va a male: proprio allora appare con evidenza quanto grande sia e quanto forte, quando la sopportazione (nel senso pugilistico della capacità di incassare i colpi) mostra di che cosa è capace. Per quanto tu sappia che gli uomini saggi devono comportarsi nella stessa maniera, non temano le prove aspre e difficili, non si lamentino del loro destino, i saggi pensino a qualunque cosa loro accada, e la volgano in bene.