Che vuoi?? Che sei venuto a fare qui??? Non ti bastano le traduzioni che girano in rete?
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Italia/2008/maturita2008/giorno-per-giorno/traduzioni-libere-greco.shtml?uuid=b73e9af2-3ddd-11dd-862f-00000e251029&DocRulesView=Libero
http://maturita.studenti.it/forum/maturita/message.php?mess=12712&inth=0
http://milano.blogosfere.it/2008/06/versione-di-greco-per-la-maturita-esce-luciano-ecco-la-versione-e-la-traduzione.html
…o forse sei tanto sveglio da aver capito che il 90% delle versioni è frutto di copia-incolla selvaggio?? La prova: la punteggiatura che seguono è diversa rispetto a quella proposta dal testo ministeriale.
Ecco, quindi, la versione di magistra, rigorosamente home-made: come la torta di mele della nonna…
Così dunque deve essere, a parer mio, lo storico. Sia scevro da timori, imparziale, libero, amante della parola sincera e della libertà, deciso, come dice il comico, a chiamare “fichi” i fichi e “tinozza” la tinozza, senza concedere nulla all’avversione né al trasporto personali, senza risparmiare nessuno o avere pietà o mostrare reticenze o miopia, giudice equo, ben disposto verso tutti ma solo fino al punto da non attribuire all’uno o all’altro più del dovuto, straniero, nei suoi libri, senza patria, indipendente, senza un sovrano, uno che non calcola che cosa potrà sembrare a questo, ma che dice ciò che è realmente avvenuto.
ho variato lievemente la traduzione dei participi, ma se avete tradotto più letteralmente va benissimo lo stesso;
se scaphe sia tinozza o barca poco importa, in questo caso (il luogo è aristofaneo);
nemo è usato con meros sottinteso (in forma diversa lo riportano sia Rocci che Montanari: vuol dire “dare spazio a…”);
il misterioso tode secondo me si riferisce al basileus implicito in abasileutos. Molti traducono a senso, e invece interpretando così il testo ci guadagna in chiarezza.
Dunque Tucidide in modo davvero egregio stabilì questa regola e distinse, nella storiografia, la correttezza (metodologica) dalla inettitudine, osservando che Erodoto era tenuto nella massima considerazione, fino al punto che i suoi libri furono chiamati con il nome delle Muse. Dice infatti di comporre un’opera per sempre più che destinata ad essere oggetto di declamazione, e di non amare il favoloso, ma di voler lasciare ai posteri la verità dei fatti accaduti. E introduce l’idea di utile e quello che una persona assennata potrebbe supporre essere lo scopo della storia, che, cioè, se si ripresentassero di nuovo fatti analoghi, (gli uomini) potrebbero, volgendo lo sguardo a ciò che è stato scritto in passato, mettere a frutto la situazione presente.
Indubbiamente la seconda parte del testo presenta più numerosi e difficili questioni interpretative:
naturalmente oron regge il part. compl. thaumazomenon;
le Muse sono, in realtà, i nomi con i quali vennero indicati i libri di Erodoto. Luciano attribuisce a Tucidide una conoscenza che non poteva avere: l’opera di Erodoto (e dello stesso Tucidide) fu divisa in libri solo in età ellenistica;
ho dato ad agonisma la stessa valenza che ha in Tuc.: la citazione è (quasi) letterale;
manca il to davanti a mythodes;
i complementi oggetto di epagei sono sia chresimon che tutta la relativa, la quale (o, per meglio dire, il termine telos), è prolettica dell’os della penultima riga;
nella relativa telos è pred. dell’oggetto, dipendente da un potenziale del presente;
os regge echoien: siamo in presenza di un periodo ipotetico della possibilità dipendente. Catalaboi ha omoia come sogg. I vocabolari danno a questo verbo anche un valore impersonale, ma qui il soggetto c’è;
echoien regge l’inf. chresthai che a sua volta è completato da tois. Qui sorge un altro problema: o è retto da chresthai (sfruttare adeguatamente la situazione presente) o è dativo finale (e allora il compl. di chresthai deve essere sottinteso): “applicare (la lezione della storia, servirsene) ai fini della situazione presente”.
19 giugno, 2008
VERSIONE MATURITA' 2008
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