31 gennaio, 2008
Hai consegnato delle lettere da trasmettere a me ad un tuo amico (così lo chiami); poi però mi avverti di non metterlo a parte di tutto ciò che ha attinenza con te, dal momento che neppure tu sei solito farlo: e così con la medesima lettera lo hai definito amico, e hai negato che lo fosse. Quindi, se hai usato quel termine specifico in senso generale, e lo hai chiamato amico così come definiamo “persone oneste” tutti i candidati, o come salutiamo con “signori” quelli che incontriamo per la strada, se non ce ne viene in mente il nome, passi pure. Ma se ritieni amico un tale a cui non dai fiducia quanto a te stesso, sbagli di grosso, e non conosci la forza della vera amicizia. Prendi ogni decisione in comune con l’amico, ma prima prendi la decisione giusta proprio sull’amico; dopo che l’amicizia si è instaurata bisogna fidarsi, prima bisogna esercitare il giudizio. Ribaltano completamente il senso logico del dovere questi che, contro gli insegnamenti di Teofrasto, giudicano una volta che hanno concesso il loro affetto, e non amano più, dopo aver espresso il loro giudizio. Pensa a lungo se qualcuno è degno di essere accolto da te come amico.