Critone, 49b
Diciamo che in nessun modo bisogna commettere ingiustizia volontariamente, oppure in un certo modo si può commettere ingiustizia, in un altro no? O il commettere ingiustizia non è in nessun modo eticamente corretto, come spesso da noi è stato ammesso anche prima? O forse tutti quei principî discussi in passato, in questi pochi giorni sono svaniti, e da tempo, Critone, a noi, uomini di una certa età che disputano seriamente tra di loro, è sfuggito di non essere per nulla diversi dai bambini? O, più di ogni altra cosa, la questione sta come dicevamo noi, sia come dicono i più sia che no, e bisogna che noi subiamo pene ancora più pesanti di questa, o più miti, ma tuttavia il commettere, per l’appunto, ingiustizia, è per chi commette ingiustizia qualcosa di eticamente riprovevole e vergognoso in ogni caso? Diciamo così o no?
49d-e
Né bisogna rispondere a ingiustizia con ingiustizia né bisogna fare del male a nessuno fra gli uomini, quale che sia il male che si subisce da loro. E bada, Critone, essendo d’accordo su questo punto, di non concedere il tuo accordo contro la tua personale opinione. So infatti che a pochi le cose sembrano e sembreranno stare così. Dunque tra quelli ai quali è sembrato così e quelli a cui no, tra questi non c’è comunanza di opinione, ma è inevitabile che costoro si disprezzino reciprocamente, considerando le rispettive convinzioni. Considera dunque anche tu con grande attenzione se ti associ alla mia idea e se a te pare giusta, e cominciamo a decidere da questo principio, che cioè secondo noi (genitivo assoluto a cui os conferisce valore soggettivo) in nessun caso è giusto né commettere ingiustizia né rispondere a ingiustizia con ingiustizia né, ricevendo del male, vendicarsi rendendo male per male; oppure ti allontani dalla mia idea e non condividi questo principio? A me infatti e sembrava così in passato e mi sembra ancora oggi, ma se tu hai maturato un’opinione diversa, parla e mostramela. Ma se rimani nell’opinione espressa prima, ascolta ciò che viene dopo
18 aprile, 2007
06 aprile, 2007
ALDA, RANOCCHIA RIBALDA
Alda mi guarda perplessa dall'interno dell'acquario."Ma come, dici che riapri il sito, e poi è tutto come prima?!?"
Pazienza, miei piccoli amici (lei e i pesciolini sono tra i miei lettori + affezionati... in una scatola di vetro non c'è molto da fare, e per di più vivono davanti al PC!!): P.A.A.A. è cambiato, ma lo posso vedere solo io, per ora: adesso non ho tempo di spiegare tutto, ma se verrete qua tra un giorno o due capirete...
Vado a fare la pastiera...http://www.pastiera.it/ricetta.htm
CIAOOOOO!
II B, 12 marzo
I soldati morti nella guerra lamiaca hanno offerto la loro vita per la patria e la libertà della Grecia
Capita che l’elogio di Leostene per le sue battaglie sia una lode anche degli altri concittadini: infatti il comandante è responsabile del decidere saggiamente, mentre del vincere combattendo colore che vogliono mettere a rischio la propria vita; così, quando lodo la vittoria che si è verificata, insieme al comando di Leostene faccio l’elogio anche del valore degli altri.
Chi infatti non loderebbe a buon diritto coloro fra i cittadini che sono morti in questa guerra, i quali diedero la propria vita per la libertà dei Greci, pensando che questa fosse la dimostrazione più lampante del desiderio di rivestire di libertà la Grecia, cioè il fatto di morire combattendo per essa?
E fu per loro un grande vantaggio in vista dell’ardente lotta per la Grecia il fatto che il primo combattimento si tenne in Beozia. Vedevano infatti che la città di Tebe era stata miseramente fatta sparire dalla faccia della terra, che la sua acropoli era occupata da un corpo di guardia macedone, che i corpi degli abitanti erano stati fatti schiavi, che altri si spartivano le loro terre, al punto che lo spettacolo tremendo che avevano davanti agli occhi rendeva intrepido l’ardire in vista di un combattimento privo di esitazione.
Capita che l’elogio di Leostene per le sue battaglie sia una lode anche degli altri concittadini: infatti il comandante è responsabile del decidere saggiamente, mentre del vincere combattendo colore che vogliono mettere a rischio la propria vita; così, quando lodo la vittoria che si è verificata, insieme al comando di Leostene faccio l’elogio anche del valore degli altri.
Chi infatti non loderebbe a buon diritto coloro fra i cittadini che sono morti in questa guerra, i quali diedero la propria vita per la libertà dei Greci, pensando che questa fosse la dimostrazione più lampante del desiderio di rivestire di libertà la Grecia, cioè il fatto di morire combattendo per essa?
E fu per loro un grande vantaggio in vista dell’ardente lotta per la Grecia il fatto che il primo combattimento si tenne in Beozia. Vedevano infatti che la città di Tebe era stata miseramente fatta sparire dalla faccia della terra, che la sua acropoli era occupata da un corpo di guardia macedone, che i corpi degli abitanti erano stati fatti schiavi, che altri si spartivano le loro terre, al punto che lo spettacolo tremendo che avevano davanti agli occhi rendeva intrepido l’ardire in vista di un combattimento privo di esitazione.
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