29 novembre, 2006

CICERONE, De finibus

CICERONE, De finibus bonorum et malorum, V, 12-13

D’altro canto, bisogna considerare, dal momento che è abbastanza evidente che ciascuno per natura è caro a se stesso, quale sia la natura dell’uomo. Questo è, infatti, l’argomento sul quale indaghiamo. E dunque è chiaro che l’uomo è formato da corpo e anima, essendo le principali le componenti dell’anima, secondarie quelle del corpo. Dunque ci rendiamo conto anche di questo, che e il corpo è formato in modo tale da essere superiore rispetto agli altri, e l’anima è fatta in modo tale che da un lato è ricca di sensibilità, dall’altro possiede la superiorità data dalle facoltà intellettive, a cui obbedisce in toto la natura dell’uomo, nella quale è ammirevole la forza, per così dire, della ragione, della capacità di comprendere, della conoscenza e, insomma, di tutte le virtù. Ora, le qualità che sono proprie del corpo, non hanno né una importanza paragonabile alle parti dell’anima, e hanno una più semplice facoltà di essere comprese. Cominciamo allora da queste.
Dunque, appare evidente quanto le parti del nostro corpo e l’insieme della nostra figura e l’aspetto e la statura siano adatti alla natura umana, e non c’è dubbio che non si comprenda
quali caratteristiche rendano la fronte, gli occhi, le orecchie e le altre parti proprie dell’essere umano. Ma certamente è necessario che queste parti siano forti e godano di buona salute, e che abbiano i movimenti e l’uso proprio della loro natura, affinché nessuna loro componente venga a mancare o sia malata o debole; infatti questo la natura si auspica. D’altra parte, c’è anche una atteggiamento del corpo, che determina movimenti e posture in armonia (congruentis: acc. plur.) con la natura; se in queste ci fosse un difetto a causa di una qualche storpiatura o deformità, o a causa di un movimento o di una posizione deviata, come se qualcuno camminasse sulle mani o non in avanti, ma all’indietro, uno sembrerebbe fuggire da se stesso, e, spogliandosi, da uomo, della sua qualità di uomo, avere in odio la natura umana. Per questa ragione anche alcuni modi di stare seduti e certe movenze storte e fiacche, come sono solite essere quelle degli uomini arroganti o effeminati, sono contro natura, al punto che, anche se ciò si verifica per un difetto dello spirito, tuttavia sembra che la natura umana muti nella sua manifestazione corporea. Quindi, al contrario, contegno, atteggiamenti e impieghi del corpo moderati ed equilibrati sembrano essere conformi alla natura dell’uomo.
A questo punto è dimostrato non solo che l’anima esiste, ma anche di qual natura deve essere, in modo tale che mantenga intatte tutte le sue parti e nessuna delle sue qualità venga a mancare. E la qualità precipua di ciascuno risiede nella sensibilità, in modo tale che nulla (quid è indefinito) impedisca che ciascuno si avvalga delle funzioni proprie della sua sensibilità nel percepire velocemente e senza ostacoli ciò che è sottoposto ai sensi. D’altronde, le qualità dell’anima e di quella parte dell’anima che è la più importante, e che si chiama “mente”, sono molteplici, ma due sono le tipologie principali, la prima di quelle che nascono per la loro propria natura e che si chiamano non volontarie, l’altra di quelle che, poste all’interno della volontà, si sogliono chiamare con un nome più appropriato, fra le quali è eminente, nell’elogio delle qualità spirituali, la nobiltà d’animo. Appartengono alla prima categoria la docilità, la memoria: qualità che, nell’insieme, vengono chiamate con l’unico nome di “ingegno”, e coloro che possiedono queste qualità vengono definiti “ricchi di ingegno” (orribile traduzione: ingenium ha dentro di sé in + la radice di gigno, quindi indica le virtù innate, quelle che sono tali per “nascita”. Le virtù “volontarie” sono più nobili perché frutto di educazione. Insomma, si sta distinguendo fra indole naturale e qualità acquisite o perfezionate). L’altra categoria è invece quella delle virtù importanti e nobili, che definiamo volontarie, come la saggezza, la capacità di moderarsi, la forza d’animo, la giustizia, e le altre di tal genere.
E di certo questo era doveroso dire, pur se per sommi capi, dell’anima e del corpo, da cui, in qualche modo, prende forma che cosa richieda la natura umana. Da ciò emerge che, dal momento che noi siamo amati da noi stessi e desideriamo che tutto, nel corpo e nell’anima, sia perfetto, tutte queste cose ci sono care di per sé e in esse risiede l’opportunità più grande di vivere bene.